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L’altro giorno in tram una mamma, decisamente giovane, passa il tempo fissando il suo Smartphone, sfiorandolo velocemente con i polpastrelli.
Poi alza lo sguardo sulla figlia di otto, nove anni seduta accanto a lei, e le dice: “tu devi diventare bella così!”.
E le mostra un’immagine.

Ancora sul peso delle parole, sui pregiudizi culturali che hanno creato e concorrono a creare, l’insicurezza psicologica in cui molte donne vivono.
Ed è una responsabilità di tutti.

Che sia un’aula di scuola o una trasmissione politica, un bar o il salotto di casa, X o un corridoio, le parole colme di preconcetti devono scuotere le menti e scatenare la ribellione.
Ma non solo dopo averle sentite. Prima: molto prima.

Photo by Mara Triplete Bonazzi

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