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C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere.
C’è un tempo per chiedersi se qualcuno comprenderà il tuo bisogno di cura.
Questo tempo è quando sei debole. Non quando sei forte e vittoriosa.

La malattia, qualunque essa sia, è il lato notturno della vita.

“Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno dello star bene e in quello dello star male.
Preferiremmo tutti servirci soltanto del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino di quell’altro paese”.
(Susan Sontag, Malattia come metafora/Illness as Metaphor, 1978).

Photo by Mara Triplete Bonazzi

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3 Responses

  1. La parola ebraica per indicare la malattia e il malato è hole’ , da una radice che designa l’ atto di “cadere”. La cura, il rimedio, si chiama ta’ala, dal verbo la’alot, che significa “salire”. La malattia e la guarigione si collocano all’interno di una dialettica di discesa e salita.
    Mark-Alain Ouaknin

    Chi comprenderà la tua debolezza e il tuo bisogno di cura ti porterà fuori dal lato notturno della vita.
    E ti farà risalire…

    • Ogni tanto il nostro treno in corsa si ferma e ci invita a scendere ad una stazione dove non avevamo previsto di sostare.
      E davanti alla situazione sfavorevole,della quale abbiamo perso il controllo, occorre cambiare rotta, predisporci a diventare “pazienti”, a fermarci, ad aspettare, a tollerare. Ma se proprio quello stop imposto e non voluto ci cambiasse la vita? Non possiamo saperlo prima…

  2. Purtroppo ci sono periodi in cui bisogna ”scendere dalla giostra”….. ed ovviamente sono forzati….
    Ma quando ci risali, sulla giostra impazzita, rivedi tutte le priorità tutti i pesi e tutte le misure.
    E rimetti tutto in ordine privilegiando il positivo ed il bene.
    Il male, il negativo, il noioso, il superficiale, l’inutile … trovano altri spazi.

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